Una storia che non ci piace ricordare

Pubblico un breve estratto da un manoscritto inedito presente nell'autobiografia dello psicologo e filosofo C.G.Jung, nel quale questi riporta un'interessante conversazione intrattenuta con Ochwìa Biano, capo tribù nativo americano che egli incontrò durante un suo viaggio negli anni '30.


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«Vedi» diceva Ochwìa Biano «quanto appaiono crudeli i bianchi. Le loro labbra sottili, i loro nasi affilati, le loro facce solcate e alterate da rughe. I loro occhi hanno uno sguardo fisso, come se stessero sempre cercando qualcosa, sono sempre scontenti e irrequieti. Non li capiamo. Pensiamo che siano pazzi.»
Gli chiesi perchè pensava che i bianchi fossero tutti pazzi.
«Dicono di pensare con la testa» rispose.
«Ma certamente. Tu con cosa pensi?» gli chiesi sorpreso.
«Noi pensiamo qui.» disse, indicando il cuore.
M'immersi in una lunga meditazione. Per la prima volta nella mia vita, così mi sembrava, qualcuno mi aveva tratteggiato l'immagine del vero uomo bianco. Era come se fino a quel momento non avessi visto altro che stampe colorate, abbellite dal sentimento. Quell'indiano aveva centrato il nostro punto debole, svelato quella verità alla quale siamo ciechi. Sentii sorgere dentro di me come un'informe nebulosa, qualcosa di sconosciuto ma pure profondamente intrinseco.
Da questa nebulosa, immagine dopo immagine, si districarono dapprima le legioni dei Romani che piombavano sopra i Galli, e i tratti decisi di Cesare, di Scipione l'Africano, di Pompeo; poi vidi l'aquila romana sul Mare del Nord e sulle rive del Nilo Bianco; e poi sant'Agostino che portava ai Britanni il credo cristiano sulle punte delle lance romane, e la più gloriosa conversione dei pagani ottenuta da Carlo Magno; infine le schiere predatrici ed omicide dei Crociati. Con una fitta segreta mi resi conto della vuotezza del tradizionale romanticismo intorno alle crociate! Poi seguirono Colombo, Cortès, e gli altri conquistadores che con il fuoco, la spada, la tortura e il cristianesimo atterrirono persino quei popoli remoti, che sognavano pacificamente al sole, loro padre. Vidi le isole dei Mari del Sud, con la loro popolazione decimata dall'acquavite, dalla sifilide, dalla scarlattina: contagio portato dai panni che erano stati costretti ad indossare.
Era abbastanza. Ciò che dal nostro punto di vista chiamiamo colonizzazione, missioni per la conversione dei pagani, diffusione della civiltà e via dicendo, ha anche un'altra faccia, la faccia di un uccello da preda, crudelmente intento a spiare una preda lontana, una faccia degna di una razza di pirati e predoni.
Tutte le aquile e le altre fiere che adornano i nostri stemmi mi parvero gli adatti rappresentanti psicologici della nostra vera natura.


Jung prosegue chiedendo al capo indiano maggiori informazioni sulla loro religione.
Dopo molte reticenze, il saggio si decide a parlare, indicando il sole:

«Non è forse egli che si muove lassù il nostro padre celeste? Chi potrebbe dire diversamente? Come può esserci un'altro dio? Nulla potrebbe esistere senza il Sole!»
Gli chiesi se non pensasse che il sole potesse essere una palla di fuoco creata da un Dio invisibile. Per tutta risposta, imperturbabile, disse «Il sole è dio. Tutti possono vederlo.»

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